La mostra FEED YOR EYES è ancora in corso, di seguito alleghiamo la presentazione per chi non ha avuto la possibilità di leggerla in galleria.
PRESENTAZIONE DELLA
MOSTRA
FEED YOUR EYES
11|29 marzo 2014
La vita moderna è un mare di immagini. Siamo
inondati di immagini luminose e di miriadi di testi che ci balenano davanti
agli occhi da ogni dove. Sottoposto a un eccesso di stimoli, il cervello deve
adattarsi velocemente a elaborare questo vorticoso fuoco di fila di dati
disconnessi. Nel mondo sviluppato la cultura è oggi in larga parte definita dal
dilagare dei mass media e dei dispositivi elettronici personali che monitoriamo
ossessivamente.
L’inebriante espansione della comunicazione globale
istantanea ha liberato una folla di voci individuali, ma minaccia
paradossalmente di sopraffare l’individualità stessa. Come sopravvivere in questa epoca di
vertigine? Dobbiamo reimparare a guardare.
Soprattutto i bambini meritano tutela dalla fiumana
torrenziale di immagini sfarfallanti, che li rendono dipendenti da distrazioni
seduttive e fanno sembrare futile e noiosa la realtà sociale con i suoi doveri
e le sue preoccupazioni morali. L’unico modo per insegnare ai bambini a trovare
quel centro è proporre allo sguardo occasioni di solida percezione, e quelle
migliori le offre la contemplazione artistica.
Per guardare l’arte occorre quiete e ricettività,
che resettano i nostri sensi e generano una magica tranquillità. (1)
Questa
è la prima mostra di Noema Gallery e come tutte le prime volte abbiamo cercato
di presentarci al meglio, di esporre tutti gli artisti che rappresentiamo in un
evento corale di stima e crescita reciproca con l’intento di descrivere il più
compiutamente possibile attraverso le immagini il pensiero che lega il progetto
della galleria.
La
fotografia artistica è un’attività solitaria, il fotografo generalmente è
schivo, parla attraverso il proprio lavoro, non ama molto definirsi a parole, è
lento, meditativo, osservatore. E’ in antitesi al fotografo di reportage o a
quello sportivo, per cui la rapidità è la prima caratteristica da avere.
La
mostra Feed Your Eyes cerca di
evidenziare la lentezza e la sua nuova necessità di esistere come valore
alternativo alla rapidità che invece il XXI° secolo ci chiede in continuazione,
forse legandolo erroneamente all’idea di produzione.
Abbiamo
utilizzato il pensiero di Camille Paglia perché ci è sembrato pertinente ed
illuminante riguardo il significato che noi vogliamo dare a questo lavoro
collettivo. I nostri fotografi hanno tutti una matrice comune: l’essere
europei.
Sono
legati da costruzioni culturali simili anche se in alcuni casi vengono da molto
lontano, si potrebbe pensare che uno statunitense sia a noi più vicino di un ungherese
o di un russo, in realtà
se andiamo a Bari nella cattedrale di San Nicola scopriamo che la parte
orientale dell’Europa non solo è molto vicina a noi ma in parte vi è dentro.
Così il nostro primo criterio di scelta è stata la nazionalità, abbiamo scelto
autori (2) apparentemente
differenti ma che secondo noi hanno caratteristiche culturali che li accomunano
e tutti hanno una precisa attitudine: la lentezza. Più o meno velatamente la
coltivano tutti.
I
lavori che presentiamo sono l’elogio della lentezza, ovviamente andrebbero letti
per intero nel contesto di ogni singolo progetto, cosa che vi invito a fare
privatamente cercando nei siti degli autori e nel sito di Noema Gallery, ma
anche in una condizione così sintetica come quella proposta credo sia possibile
rintracciare in ogni fotografo la voglia di non correre per rubare l’attimo ma
viceversa il desiderio di progettare l’immagine, o la serie di immagini, con
grande attenzione prima di decidere il momento dello scatto, utilizzando la
fotografia come testo in luogo della scrittura.
Siamo
in un territorio molto diverso dalla fotografia di moda, dal fotogiornalismo,
dalla fotografia sportiva; qui il senso estetico chiede un grado di attenzione
maggiore, non ha la stessa evidenza ed estetica di una modella o di
un’automobile di formula uno, non vuole essere letta singolarmente ma esige di
far parte di un contesto.
E’ di
questi giorni la vittoria dell’Oscar al film “La grande bellezza”, ecco credo
che questa nostra prima mostra chieda a noi ed ai suoi visitatori di
ricalibrare i propri concetti di bellezza, di farci uscire dagli stereotipi
televisivi per un ritorno alla costruzione ed alla creazione del bello che è la
cifra di riconoscimento dell’essere italiani, forse è l’unico reale collante
che ci fa sentire Nazione ancor più della lingua che si sa è in continuo
mutamento.
La
ridefinizione di tanti “bello” e non di un unico modo prevalente di concepirlo
assunto da un’omologazione imperante che amalgama tutto in una sorta di melassa
collettiva che esclude ogni diversità.
Quando
la fondatrice di Noema Gallery (Maria Cristina de Zuccato) mi ha sottoposto il
progetto, l’ho trovato pertinente ed
importante sia per il periodo storico che viviamo sia per la presentazione
della galleria e del contributo che essa vuole portare nel mondo della
fotografia italiana.
A
Maria Cristina va il mio ringraziamento per avere avuto il coraggio di avviare
un progetto così ambizioso in un periodo in cui le iniziative si chiudono e non
si aprono, mentre a voi che leggete va il mio invito a nutrire il vostro sguardo prendendovi del tempo, perché è l’unica
vera ricchezza che abbiamo.
© Riproduzione Riservata
Aldo Sardoni (Art Director)
Aldo Sardoni (Art Director)
Milano,
11 marzo 2014
(1) Camille Paglia, Seducenti immagini – un viaggio nell’arte dall’Egitto a Star Wars -
Il Mulino, Bologna, 2013
(2) Se seguo Nietzsche nell’affermazione che
l’arte è la vera attività metafisica di questa vita, allora preferisco parlare
di autori anziché di artisti, perché i primi non cominciano un lavoro con
l’intento di condurci al di là dell’aspetto fisico della vita ma, al contrario
cercano in essa nuovi elementi di riflessione proponendoci ragionamenti,
considerazioni e punti di vista trovati nella vita reale, spesso nascosti ma
non per questo meno veri. Se il loro lavoro, successivamente, porterà poi oltre la parte fisica della vita
allora il sostantivo artista sarà più pertinente.
© 2014 Aldo Sardoni – RIPRODUZIONE RISERVATA
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